Dakota Johnson ha presentato The Lost Daughter nella giornata del 3 settembre alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’attrice è protagonista, insieme ad Olivia Colman, della pellicola da Maggie Gyllenhaal. Il film è tratto dal brillante romanzo di Elena Ferrante dal titolo La figlia oscura.
The Lost Daughter, attualmente, è in concorso al Festival di Venezia 2021. Nel cast troviamo anche Jessie Buckley e Paul Mescal.
Durante una vacanza al mare da sola, Leda (Olivia Colman) rimane incuriosita e affascinata da Nina (Daota Johnson), una giovane madre e dalla sua figlioletta mentre le osserva sulla spiaggia. Turbata dal loro irresistibile rapporto, (e dalla loro chiassosa e minacciosa famiglia allargata), Leda è sopraffatta dai suoi stessi ricordi personali provati nelle prime fasi della maternità.
Dakota Johnson, nel corso della conferenza stampa di The Lost Daughter, ha sottolineato quanto sia importante pensare che le donne non debbano essere ingabbiate in una singola figura, in un singolo ruolo di vita. Le donne sono tante donne, rappresentano infiniti mondi da raccontare ed ascoltare.
L’attrice ha parlato così del suo personaggio e dell’esperienza vissuta sul set:
«Nella mia vita, ci sono così tante donne in me e tante donne nelle donne che conosco. É una mentalità talmente antiquata pensare che una donna sia solo una cosa, non è mai stata la verità. Durante le riprese, nei panni di Nina, a volte mi sentivo così a disagio perché lei era così a disagio. Era un posto così scomodo in cui stare, nel suo cuore e nella sua mente. Per me, a volte, era divertente essere così contorta. A volte, invece, mi ha davvero ferita, sai, essere coinvolta con persone che amo così tanto e lavorare con loro in modo creativo, in un modo in cui non ero orgogliosa di me stessa. Non mi sentivo una brava persona. Olivia Colman l’ha trovato molto divertente, io l’ho trovato davvero difficile».
Inoltre, Dakota Johnson ha voluto parlare del suo legame artistico con la regista di The Lost Daughter:
«Sono totalmente innamorata del lavoro di Maggie. Quando l’ho incontrata e ci siamo parlate, era come se mi cogliesse davvero alla sprovvista, tutto il tempo, in un modo che mi fa venir voglia di evolvermi, come persona e come attrice. E lo trovo così raro quando si crea un film. Con Maggie, mi sono sentita sia molto terrorizzata che al sicuro, allo stesso tempo»