Di notte, sul mare diretto da Francesca Schirru è una storia d’amore e di coraggio. Monica, interpretata da Angela Curri, e Mattia (Nicolas Orzella) sono due diciottenni innamorati e pieni di sogni. Un tragico evento rompe irreparabilmente l’equilibrio delle loro esistenze. Mattia decide di allontanarsi dalla cittadina sul mare dove vivono, mentre Monica sceglie di restare con suo padre Nunzio, un malvivente di provincia, rimasto ormai solo. Tutto, o quasi, sembra essere tornato alla normalità. Ma le loro vite saranno nuovamente sconvolte. Il film breve, selezionato al Bif&st, è una produzione di Altre Storie in collaborazione con Rai Cinema, prodotto da Cesare Fragnelli, ed è stato realizzato con il contributo della Regione Puglia e di Apulia Film Commission.
Angela Curri racconta, lungo il suo percorso artistico, storie e figure femminili coraggiose, determinate, ricche di spiragli di luce e forza. Lo fa anche questa volta nel ruolo di Monica nel film Di notte, sul mare. Attraverso la sua voce, spera e desidera sostenere quelle voci di ognuna di noi che hanno bisogno di uscire fuori dal buio per essere ascoltate. Con il suo sguardo riservato ma, al tempo stesso intraprendente, Angela parla alle giovani donne, sempre con una vitale naturalezza e sicura credibilità.
In che modo descriveresti la tua Monica in Di notte, sul mare?
Angela Curri: Per me, Monica è una donna molto forte e coraggiosa. Cerca la sua indipendenza e la cerca in maniera pacifica. Mai come in questo momento, Di notte, sul mare diventa una storia necessaria da raccontare. Questa non è soltanto la storia di Monica, ma anche la storia di tante giovani donne di oggi che cercano di rivendicare i propri diritti. La libertà di amare è qualcosa che tutti devono riuscire ad avere. Spesso, diventa una libertà difficile da ottenere. Ma credo che sia qualcosa di fondamentale. Ho cercato di raccontare una giovane donna ed il suo sogno. Mi piace pensare che questo personaggio mi abbia trasmesso la sua voglia di amare, il suo desiderio di non avere paura del giudizio altrui.
All’interno della narrazione del film c’è un bellissimo gioco di luci. Inizialmente, gran parte delle scene sono oscure, fino a poi diventare luminose verso la fine, quando Monica ottiene la libertà. Il tuo personaggio sceglie di perdonare suo padre, nonostante le sue azioni siano da condannare. Come hai cercato di raccontare quel perdono?
Angela Curri: Il lavoro fatto dalla regia di Francesca Schirru e dal direttore della fotografia Giorgio Giannoccaro è stato pazzesco. Le immagini sono meravigliose. La scelta di giocare con la luce ed il buio è di grande impatto, sembra di guardare un’opera d’arte. Monica sceglie di perdonare il padre e di mostrargli che semplicemente vuole amare un altro essere umano. Cerca di far comprendere al padre le sue scelte. Nel suo perdono, vedo una grande accettazione. Monica sembra quasi dirgli: Voglio che tu mi veda e capisca che per me è importante. Voglio che tu accetti la mia persona e la mia identità, la mia scelta di libertà. Il mio personaggio cerca di far toccare con mano la sofferenza che prova. Spesso, i figli provano grandi sofferenze quando un genitore non riesce ad accettare i loro sentimenti e le loro scelte. Monica vuole che suo padre la veda finalmente come una donna che ha delle idee, delle scelte da voler compiere.
Ciò che colpisce è il modo in cui il tuo personaggio agisce. Pur sapendo che suo padre sia un malvivente, Monica sceglie di andare oltre, di considerarlo semplicemente suo padre. Cosa ne pensi di questo aspetto?
Angela Curri: Per Monica, quell’uomo è semplicemente suo padre anche se ha un mondo oscuro dietro di sé. Il padre è l’unica persona che ha all’interno della sua vita, dopo aver perso sua madre e suo fratello. Monica guarda sempre oltre le cose. Ciò che mi piace che emerga è proprio questo contrasto di luce ed oscurità che i due personaggi portano all’interno della storia. Suo padre rappresenta l’oscurità, appartiene ad un mondo buio e non bello. Monica rappresenta la purezza, quella luce che emerge nelle scene finali descrive il suo mondo. Un mondo composto da bene ed amore, rispetto ad un mondo, fatto di odio, in cui vive suo padre. Questa giovane donna trova un modo di comunicare diverso, un modo di comunicare puro e sincero. Per me, l’amore ed il bene riescono ad emergere dal buio.
Come è stato lavorare insieme alla regista Francesca Schirru?
Angela Curri: Sin da subito, l’idea di prendere parte ad un progetto diretto da Francesca Schirru, mi ha emozionata. Non mi è capitato spesso di lavorare con donne dietro la macchina da presa. Siamo ancora in un ambiente in cui le registe sono in minoranza. Quando, in un progetto cinematografico, hai la possibilità di poter raccontare una storia attraverso lo sguardo femminile, diventa tutto così importante. Le donne devono lavorare il triplo per poter portare sullo schermo una storia. Francesca Schirru ha uno sguardo importante, possiede una grande cura ed una grande delicatezza nel vedere le cose. Insieme a lei, io e Nicolas Orzella abbiamo costruito una grande intesa ed una bellissima connessione. Ci bastava guardarci negli occhi, senza dire nulla. Sapevamo esattamente cosa fare, pur restando in silenzio.
Hai avuto l’occasione di girare questo progetto in Puglia, la tua terra natia. Che emozione hai provato?
Angela Curri: Tornare in Puglia è sempre bellissimo. Ogni volta che finisco di girare un film, torno sempre a casa. Ho bisogno di prendere energia dalla mia terra e dal posto in cui sono nata. Con il mare ho uno stretto rapporto. Poter girare tutte quelle scene in riva al mare, mi rigenerava. Avere la presenza del mare in questa storia è stato molto importante, per me. Ho un legame viscerale ed inspiegabile con l’acqua salata. Rappresenta tutto. Mi tranquillizza. Anche quando sono lontana da casa, sento l’odore della salsedine. La Puglia resterà il posto più bello del mondo. Nei miei personaggi, cerco sempre di inserire un po’ dei colori della mia terra, del paese in cui sono nata.
Su Amazon Prime Video, è uscito il film Artemisia Gentileschi, Pittrice Guerriera, di cui sei la protagonista. Quanto è stato importante, per te, dare voce ad una donna ed artista così coraggiosa?
Angela Curri: Artemisia è stata una donna coraggiosa che ha lottato per i propri sogni. Il suo amore per l’arte è più forte di qualsiasi cosa. Mi sono identificata in modo particolare in lei. Adesso, se penso al mio amore più grande, penso alla recitazione. Per quel forte sentimento, farei di tutto. Cerco di vivere sempre per questo mestiere. Artemisia ha lottato con ribellione, forza, determinazione e coraggio, in un’epoca in cui era ancor più difficile essere donna. Una pittrice del genere deve essere ricordata sempre.
Nella tua intensa e giovane carriera hai sempre cercato di scegliere di raccontare personaggi femminili forti che potessero dare dei messaggi concreti alle nostre coetanee. Questa è la necessità che senti di avere?
Angela Curri: Mi piace interpretare donne forti e coraggiose. Voglio raccontare storie di donne che possono essere utili all’animo umano. Non so come spiegarlo, perchè forse me ne rendono conto dopo, ma amo fare questo lavoro per le storie che si possono raccontare e per il senso che si può dare ad ogni racconto. Sapere che delle giovani donne possono rispecchiarsi nelle storie che racconto è bellissimo. Quando interpreto donne come Monica, Artemisia Gentileschi ed Angela de La mafia uccide solo d’estate, sento che il mio mestiere diventa utile per gli altri. Spesso, faccio fatica ad esprimermi, a parlare di tante cose che succedono intorno a me. E sai perché? Perché è come se mi esprimessi di più attraverso i personaggi che interpreto. Quello è il mio modo naturale per portare avanti delicate battaglie sociali. Ho bisogno di raccontare delle storie vicine alle persone, che abbiano un senso ed un’utilità a livello sociale. Faccio questo lavoro per questo, non per altro. Tutto il resto mi sembra superfluo.
Da spettatrice, quali sono state le serie che ti affascinano?
Angela Curri: Penso immediatamente alla serie di Netflix Unorthodox . Shira Haas ha costruito un’interpretazione stupefacente. Una giovane donna combatte per essere libera, in un mondo che la vorrebbe soltanto in un determinato modo. Cerca di trovare sé stessa, nonostante tutto. Se ci pensi, è un po’ come Artemisia o la mia Monica del film Di notte, sul mare.