Intervista a Lavinia Longhi: «In Brennero racconto un’eroina dell’amore»

Intervista a Lavinia Longhi: «In Brennero racconto un'eroina dell'amore»

In più di vent’anni di carriera, Lavinia Longhi ha imparato minuziosamente ad affrontare ogni personaggio, con determinazione e delicatezza. Non si vuole prendere sul serio, ha compreso che la leggerezza del gioco della recitazione le permette di raccontare stori vere con una limpidezza rara. E così, Lavina racconta le donne, tutte le donne che incontra. Lo fa anche questa volta nella serie di Rai 1 dal titolo Brennero, accanto a Matteo Martari ed Elena Radonicich.

Intervista a Lavinia Longhi

Intervista a Lavinia Longhi: «In Brennero racconto un'eroina dell'amore»

Come stai vivendo il successo di Brennero?

Lavinia Longhi: Sono molto contenta che questa serie stia andando bene, è molto bello vedere che un progetto del genere stia avendo ciò che merita. Sto seguendo gli episodi in onda proprio da spettatrice e già dal primo episodio ho subito pensato: ”Wow”. Ho amato la regia e i suoi colori e sono rimasta affascinata dalla mia collega Elena Radonicich.

In che modo descriveresti il tuo personaggio Michela?

Lavinia Longhi: Definirei Michela come ‘l’eroina dell’amore’. Per me, è una donna che è perfettamente cosciente di non essere messa al primo posto. Eppure, riesce a dire ad un certo punto: ”Ok, è così ma ci provo lo stesso”. Sa che non sarà mai la compagna di Paolo eppure ha un sentimento sincero per quest’uomo. Michela è una donna che aiuta, è la spalla su cui piangere. Ho cercato di renderla un personaggio dignitoso nel suo essere la ”seconda”. Ad un certo punto, decide cosa vuole essere. Vediamo cosa accadrà.

Quanto è importante narrare le storie delle donne che sono ai margini e vengono ritenute ” le seconde”?

Lavinia Longhi: Tantissimo. Ci si rispecchia sempre negli eroi, nei personaggi principali. Ma per gli esseri umani i punti di partenza possono essere molto diversi. Michela rappresenta una fetta di donne che trovano il coraggio di fare un passo in più, di non mollare, di tentare, piuttosto che rinunciare. La rinuncia alla propria felicità è così facile, se ci pensi.

Come è stato essere diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito nel corso degli episodi?

Lavinia Longhi: Mi sono trovata benissimo, è stato tutto bellissimo. Avevo già lavorato con Davide Marengo, anni fa. Per me, è stato un inizio di set molto entusiasmante e ho avuto sempre la possibilità di dialogare e confrontarmi prima delle scene. Nei tempi di produzione, non è sempre facile avere un confronto e invece, c’è sempre stato ed è stato importante. Invece, Giuseppe è stato una bellissima scoperta. Ho lavorato con lui per la prima volta e mi sono trovata davvero bene. Mi porto con me tutto ed è bello poter dire: faccio parte di questo progetto.

Hai iniziato questo lavoro nel 2004. Quali sono le consapevolezze e gli strumenti che senti di aver conquistato?

Lavinia Longhi: Ho sempre la consapevolezza di volermi immergere in un gioco, come fanno i bambini. Questo è un aspetto che non è mai cambiato in me. Credo che questa sia l’unica possibilità che ho per non prendermi sul serio. Il gioco mi permette di essere creativa all’interno delle scene. La mia conquista è quella di poter essere libera in questo lavoro. Nel corso degli anni, capisci quali sono le cose che non servono. Cresci, maturi, fai un lavoro su te stessa. Nella mia crescita e nella conoscenza umana, è cambiato il mio modo di vedere i personaggi e di costruirli. Il lavoro è diventato sempre più profondo ed interessante verso ogni essere umano.

Che spettatrice sei?

Lavinia Longhi: In questi mesi, ho visto Dieci Minuti di Maria Sole Tognazzi. Mi piace molto seguire le serie Rai per osservare ogni storia, ogni progetto, ogni regia scelta.
Recentemente ho anche visto la serie Ripley con Maurizio Lombardi, un amico che sta facendo una carriera meravigliosa e meritata.

Quali sono i progetti che vorresti affrontare adesso?

Lavinia Longhi: Qualche mese fa, pensavo ad una bella commedia. Adesso, mi piacerebbe interpretare un ruolo cattivo. Vorrei uscire dalle mie corde empatiche ed emotive per sperimentare ciò che non mi appartiene. Vorrei affrontare il lato oscuro di una persona senza scrupoli. Insomma, vorrei essere il contrario di ciò che sono.

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