Classe 1984, Eugenia Costantini è un’attrice con uno sguardo pieno di sogni che afferra l’arte e la assorbe. Le storie da raccontare, nel suo percorso, sono state tante, i ruoli da cucire addosso alla propria pelle sono continuamente da conquistare e vivere. L’ultima donna a cui ha dato voce? La giovane Fiorella Totti nella serie Sky Speravo de morì prima. Eugenia vuole fare arte, un’arte che assomiglia ad un’immersione totale e pura in mondi reali, vivi, colorati, dove incrocia donne vicine e lontane dalla sua vita. Quando conosci questa giovane donna, dagli occhi colmi di determinazione, avverti l’armonia e la forza di chi vuole essere libera, libera di restare sempre in contatto con la sua autenticità.
Nella serie Speravo de morì prima interpreti Fiorella Totti. In che modo hai costruito questa figura di donna e come la descriveresti?
Eugenia Costantini: Per prima cosa, ho letto il libro da cui è tratta la serie “Un capitano”, scritto tra l’altro molto bene e interessante anche per chi, come me, non capisce nulla di calcio. Ho letto tutti i passaggi in cui Totti parla di sua madre o della sua vita di famiglia. Poi, ho fatto la stessa cosa con il copione, e ho cercato qualche foto su internet. Da lì in poi, il mio approccio è stato lo stesso che per qualsiasi altro personaggio; una fusione tra gli elementi che mi sono stati dati e la mia immaginazione. Non l’ho conosciuta personalmente, ma da quello che so e che ho appunto poi immaginato, la descriverei come una donna con una forte volontà e un grande cuore.
Cosa ti ha donato questo personaggio, nei mesi di riprese?
Eugenia Costantini: Il mio ruolo è sparso nei flashback dell’infanzia di Totti, e ho quindi girato un giorno qui e un giorno lì, anche a distanza di varie settimane, e per lo più in scene evocative ma veloci. Per essere credibile lavorando così a singhiozzo su un personaggio bisogna essere molto concentrati ancor prima di cominciare, altrimenti rischi di trovare la concentrazione quando hanno già dato lo stop. Questo personaggio mi ha comunque stimolata molto, per vari motivi, dalla sua romanità al suo senso materno a tratti commovente.
Su RaiPlay, è disponibile il film La tristezza ha il sonno leggero, in cui interpreti Arianna. Lei, invece, come la definiresti?
Eugenia Costantini: Arianna è una donna fragile e anche piuttosto sola, che si nasconde dietro un’apparenza tosta e quasi strafottente. Un personaggio pieno di sfaccettature.
La serialità così come la cinematografia è in continua evoluzione. Quali sono le storie ed i temi che credi sia necessario raccontare in questo nostro tempo?
Eugenia Costantini: Credo che più che il contenuto sia il modo di raccontare le cose a fare la differenza tra un lavoro valido e necessario e un lavoro superfluo. Quel che ritengo necessario è che venga dato il giusto valore alla scrittura di un’opera, fase cruciale ancora troppo spesso sottovalutata, e in secondo luogo che i produttori abbiano il coraggio di investire in chi ancora un nome non ce l’ha, che siano i registi, gli attori o le maestranze.
Agli Oscar 2021, due donne registe hanno ottenuto la nomination per la prima volta. Che effetto ti fa sapere che qualcosa, intorno a noi donne e all’interno dell’industria cinematografica, sta cambiando?
Eugenia Costantini: Direi che è ora! Trovo così assurda e insensata la disparità tra uomini e donne nel mondo del lavoro e nella società in generale. Ai miei occhi, è inconcepibile e innaturale al pari del razzismo e delle discriminazioni di ogni genere.
Quali sono le donne e le artiste che ispirano la tua vita e la tua carriera?
Eugenia Costantini: Tra le attrici: Vivien Leigh e Bette Davis. Mentre tra le scrittrici, ti direi Jane Austen e le sorelle Bronte, nella danza Pina Bausch. Sono solo esempi perché i nomi che potrei fare sono innumerevoli…
Quali sono, invece, le consapevolezze che pensi di star ottenendo dall’attrice e dalla donna che stai diventando, in questo percorso di vita?
Eugenia Costantini: Come attrice, mi sembra di essere cambiata molto negli ultimi anni. Non parlo della resa finale, che non sta a me giudicare, ma del modo in cui vivo questo mestiere, in cui mi preparo ai ruoli e ai provini. La passione c’è sempre stata, ma prima affrontavo le occasioni come capitava, in base ai miei umori, al periodo che stavo vivendo, alla mia giornata. Adesso, invece, investo molto di più su quello che reputo importante per me, e mi lascio contaminare molto meno da fattori esterni, pensandoci probabilmente sono solo diventata grande. Come donna, mi viene da dire più o meno la stessa cosa: ho sempre saputo quello che sognavo, i miei ideali sono rimasti gli stessi sin da quando ero adolescente. Adesso, però, sono molto più brava a non farmi deviare dalla vita e a seguire il mio percorso per raggiungerli.
Che significato dai alla parola “Arte”, ora?
Eugenia Costantini: Arte, per me, è libertà, autenticità, essenza, purezza.
E la libertà, in questo preciso istante, cosa rappresenta per te?
Eugenia Costantini: La libertà è restare in contatto quanto più possibile con quello che si è veramente, esserne consapevoli e vivere di conseguenza, anche attraverso l’espressione artistica, appunto.
Chi è Eugenia, vista attraverso i tuoi occhi, e come si descriverebbe agli altri?
Eugenia Costantini: Eugenia è una persona che ha bisogno di recitare, ballare, cantare e scrivere per ricordarsi di chi è, che ha bisogno di essere in armonia con le persone che ama per sentirsi felice, e che vorrebbe dare una mano alle persone in difficoltà per non sentirsi inutile.