Intervista a Federico Dordei: «Ogni ruolo è un’avventura. La recitazione mi rende libero»

Intervista a Federico Dordei: «Ogni ruolo è un'avventura. La recitazione mi rende libero»

Con la sua valigia piena di sogni e speranze, Federico Dordei è arrivato in America a soli 19 anni, senza conoscere nessuno e neppure la lingua inglese. Studia recitazione nella più rinomata scuola del mondo: Stella Adler Studio of Acting. Dopo varie esperienze teatrali, nel 1999 arriva la svolta nel film Luckytown di Paul Nicholas dove recita accanto a James Caan e Kirsten Dunst. Da quel momento in poi, la carriera di Federico conquista tutti e l’attore prende parte ai più grandi tv show americani come Shameless, The Rookie, MagnumPI, Elementary, Law and Order, Lopez, Hot in Cleveland, Dice, Seal Team, Violet, Lizzie McGuire.

Dopo una carriera hollywoodiana di 25 anni, nel 2024 Federico Dordei torna in Italia per girare il suo primo progetto italiano: la seconda stagione della serie tv Il Patriarca, dove recita al fianco di Claudio Amendola. Le conquiste, le vittorie e le fragilità di Federico Dordei sono tutte da scoprire.

Intervista a Federico Dordei: «Ogni ruolo è un’avventura. La recitazione mi rende libero»

Intervista a Federico Dordei: «Ogni ruolo è un'avventura. La recitazione mi rende libero»
VyP Talent Agency

 

Benvenuto Federico. Come descriveresti il tuo personaggio nella serie Il Patriarca?

Federico Dordei: Raoul è una persona malvagia, piena di rancore. Ha sofferto per anni, tenendosi dentro un rancore pronto ad esplodere in qualsiasi momento. Quando ha l’opportunità di dare finalmente sfogo alla sua rabbia, usa tutto e tutti pur di arrivare al suo scopo.

In che modo hai costruito Raoul e quanto é importante, per te, raccontare un antagonista in una storia?

Federico Dordei: Sai, il temperamento di Raoul mi ha ricordato molto mio padre, una persona di altri tempi. Mio padre era molto vulcanico nelle sue emozioni e nei suoi modi. C’erano determinate cose di questo personaggio che mi ricordavano lui. Per me, è sempre stato un sogno poter raccontare un personaggio del genere, che mi permettesse di poter, in qualche modo, imitare mio padre. Per me, è molto importante portare sullo schermo un antagonista. Non mi piace quando le persone dicono: quella persona è cattiva. Penso sempre che determinate persone abbiano dentro di sé un dolore e un rancore. L’antagonista deve essere raccontato, umanizzandolo. Ci deve essere un motivo per i comportamenti di una persona che consideriamo malvagia. Era importante costruire Raoul in modo umano, con il suo umorismo, i suoi punti deboli, i suoi diversi colori da essere umano. L’antagonista deve essere creato in maniera reale.

Intervista a Federico Dordei: «Ogni ruolo è un'avventura. La recitazione mi rende libero»
Foto di Migliorato. Grazie a VyP Talent Agency

La tua carriera é ricca di traguardi e di progetti internazionali. Quanto ti senti cambiato e quali sono le consapevolezze che il mestiere di attore ti ha donato in questi anni?

Federico Dordei: Sono cambiato moltissimo. Federico del 1995 e Federico del 2025 rappresentano due persone molto diverse, a livello lavorativo. Ho imparato tanto. Ho capito che devi essere sempre in tempo, mai in ritardo. Devi trattare tutti nello stesso modo. Devi avere rispetto per tutti. In qualsiasi progetto in cui ti trovi a lavorare, sei un colore in un dipinto. Ognuno ha il suo colore e la sua importanza. Ogni persona su un set ha il suo valore, siamo tutti allo stesso livello. Il mio essere attore cresce continuamente, non smette mai di evolversi. Inoltre, tra le varie consapevolezze che ho, c’è quella di non pensare mai di essere arrivato. Non si arriva mai al capolinea, è sempre una salita dove devi continuamente lavorare e dimostrare. Bisogna non adattarsi mai. Dopo ogni lavoro che ottengo, penso: ”Questo potrebbe essere il mio ultimo lavoro, quindi devo dare il meglio di me”. Ho compreso che non esistono attori senza spettatori. Se facciamo questo lavoro, è grazie al pubblico che ci segue e che merita la nostra attenzione ed il nostro rispetto.  Tra le altre consapevolezze che ho ottenuto c’è quella di aver capito che adoro lavorare in italiano. In trent’anni di lavoro in America, non ho avuto mai l’opportunità di fare provini in italiano. Ero visto come un attore in lingua inglese. Ho sempre avuto il sogno di lavorare in Italia. Durante lo sciopero americano degli attori, sono tornato in Italia per rivedere mia madre e la mia famiglia. Rincontro Valentina Calabrò, che negli anni, è diventata una bravissima agente. Mi spinge a fare qualche provino in italiano e dopo poche settimane, riesce a farmi fare un provino per Il Patriarca. Valentina è stata una forza e la ringrazio per questo. Prima di lei, non c’era riuscito nessuno. Tutti mi vedevano come l’attore che lavorava all’estero. Ho avuto questa bellissima opportunità che mi ha aperto tante porte. Ho ottenuto una soddisfazione immensa. Adesso, continuerò a fare progetti italiani. Non vedo l’ora di poter interpretare altri ruoli.

Quali sono, invece, le fragilità che senti, facendo questo lavoro?

Federico Dordei: Sento diverse fragilità. Nel corso degli anni, ho cercato di costruirmi una pelle spessa e dura ma le fragilità ci sono. In questo lavoro, ripongo tutto il mio amore e la mia passione, il mio tempo e la mia memoria. Spesso, tutto questo impegno viene spazzato via dai provini che non vanno. Questo fa male. Ogni performance è come mettere un figlio al mondo. Quando viene rifiutata o non piace, ti causa dolore. Se prima il rifiuto mi faceva male per una settimana, adesso mi fa male per qualche giorno. Ci sono così tante fragilità per gli attori: siamo continuamente esposti, siamo continuamente nudi di fronte al pubblico.

Dalla commedia al dramma. Quali sono i personaggi che speri di raccontare ancora?

Federico Dordei: Questo lavoro è bello ed interessante perché mi permette di raccontare personalità differenti, in lingue diverse e in nazionalità differenti. Ogni ruolo è un’avventura. Ho sempre voglia di interpretare qualcosa di nuovo: dalla commedia al dramma intenso. Amo tutti i generi, senza preferenze. Sogno di interpretare ruoli che ancora non ho avuto. Sogno di interpretare un supereroe, Zorro, un guerriero, un imperatore.

Quali sono gli artisti o le persone che ti ispirano in questo momento della tua vita?

Federico Dordei: Ci sono così tanti artisti che mi ispirano ed emozionano quando li guardo. Tra questi c’è Benicio del Toro. Lo adoro. Posso guardarlo sullo schermo, in silenzio, e sono incantato. Ammiro molto anche Tom Hardy. Penso di essere diventato un attore, guardando recitare Al Pacino. Il fuoco della recitazione è arrivato, guardando pellicole come Il Padrino e Scarface. Adesso, invece, Daniel Day-Lewis mi fa sentire che devo crescere come attore. Mi fa pensare sempre: c’è ancora tanto lavoro da fare. Credo che sia un attore impressionante.

In che modo la recitazione ti rende un uomo libero?

Federico Dordei: Fare l’attore ti permette di avere tante pause. Quindi, ho la possibilità di viaggiare in qualsiasi momento. Prendo il mio zainetto e vado. Non perdo nessuna opportunità perché riesco a fare i provini anche a distanza e così sono spesso in viaggio. Lo scorso anno, sono stato un mese in Thailandia e quattro mesi in Indonesia. Mi piace stare scalzo, senza maglietta, nei posti che amo. Il mio mestiere mi regala tante felicità e libertà. Sento una felicità continua perché sono sul set oppure in viaggio. Mi sento grato e fortunato.

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Foto di Migliorato

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