Intervista a Jun Ichikawa: «Il Cinema mi cambia continuamente la vita»

Intervista a Jun Ichikawa: «Il Cinema mi cambia continuamente la vita»

L’Araba Fenice rappresenta il potere della resilienza, il bisogno necessario di rialzarsi in piedi dopo ogni temporale. E proprio come una maestosa fenice, Jun Ichikawa riesce a volare più in alto. Attraverso la sua recitazione, è in grado di far fronte alle avversità del mondo in maniera dinamica e continuamente positiva. L’attrice crede nell’evoluzione e nel cambiamento. Lo farà per sempre, nella vita e nell’arte.

Intervista a Jun Ichikawa: «Il Cinema mi cambia continuamente la vita»

Benvenuta, Jun. Sei su Prime Video con il film “Falla girare” di Giampaolo Morelli. Come é nata questa collaborazione?

Jun Ichikawa: Interpreto una boss della mala cinese. Era da tanto tempo che non interpretavo un ruolo così. É stato divertente. In realtà, questo ruolo sarebbe dovuto appartenere ad un uomo, era creato per un personaggio maschile. Giampaolo mi chiamò per farmi indossare i panni di una bodyguard del boss ma io gli dissi: “Non vedo l’ora di lavorare nuovamente insieme a te. Ma non so se me la sento. Il boss deve essere per forza un uomo? Mi piacerebbe interpretare questo personaggio”. Il giorno dopo, Giampaolo mi chiama e mi dice: “Jun, vuoi essere la mia boss cinese?”. Ed io ho accettato subito. Questo ruolo é stato molto bello. Io non sono cinese ma giapponese e quindi, ho avuto bisogno di una consulente che mi aiutasse con tutte le battute.
Ho avuto accanto una coach e anche un attore cinese che mi hanno aiutata. Durante le riprese, poi, ho scoperto di essere incinta. Quindi, per me, é stato un film molto importante.

Mi colpisce molto questa conversazione con il regista prima di iniziare l’esperienza sul set…

Jun Ichikawa: Giampaolo Morelli é un attore poliedrico e un grande regista. Trovo che sia una persona sensibile che ama le donne. Per questo film, avevo il grande desiderio di poter lavorare nuovamente insieme a lui. Mi ha davvero colpito il modo in cui ha voluto ascoltarmi, il modo in cui ha voluto cambiare le carte in tavola per il mio ruolo. É un artista che ha le idee molto chiare. Ha accolto immediatamente il mio ruolo. Sono felice e lusingata da questa occasione. Noi donne stiamo finalmente cominciando ad avere più spazio. In tutti i lavori, in ogni settore, siamo sempre state messe da parte e non abbiamo avuto gli stessi spazi degli uomini.

Intervista a Jun Ichikawa: «Il Cinema mi cambia continuamente la vita»

Quanto é importante trovare supporto tra le donne sui set?

Jun Ichikawa: Fondamentale. Non é semplice. Riconosco il fatto che tante attrici abbiano avuto difficoltà, nel corso del tempo, sui set. Quando ho girato Addio al nubilato con Antonia Liskova, Laura Chiatti e Chiara Francini, c’é stata una grande simbiosi tra di noi. Eravamo un gruppo affiatato e questo ha rappresentato la forza del film. Siamo state brave a fare squadra. Ho perso mia madre proprio quando stavo girando questo film. Per me, é stato ancora più significativo sentire la vicinanza di queste donne al mio fianco. Vivere, ogni giorno, con loro che cercavano di accompagnarmi sul set con un’aria più divertita mi ha permesso di portare quella sensazione anche a casa. Mia madre é andata via con il sorriso e sono certa che questo é successo grazie al clima che vivevo sul set, in quel periodo. Quel set mi ha donato tanto. Mi ha insegnato il senso della vita e della morte, come accompagnare una persona altrove, con grazia e leggerezza. Nonostante la mancanza e il dolore, il momento della morte di una persona che amiamo, va vissuto in maniera serena.

Tornando indietro nel tempo, mi racconti quando hai capito di essere un’attrice?

Jun Ichikawa: Ho iniziato a recitare in teatro all’età di 13 anni. Recitare, per me, era un gioco e non ero ancora consapevole che quello sarebbe diventato il mio mestiere. Dopo il mio primo lavoro cinematografico con Ermanno Olmi, ricordo molto bene che mi sono rivista per la prima volta all’anteprima del film. Quando sono uscita dalla sala, vedevo il pubblico che mi abbracciava. Poi, ho visto mio padre, per la prima volta, in lacrime che mi ha abbracciata e mi ha detto: “Questo é il tuo futuro”. Forse, quello é stato il momento in cui ho sentito di essere sulla strada giusta. Ci sono tanti momenti del genere. Penso che questo mestiere sia sempre un lavoro in corsa, continuo. Non mi sento mai di dire: “Sì, sono diventata un’attrice, faccio questo mestiere”. Ci sto lavorando, spero di dare, nel corso del tempo, un’emozione, uno spunto di riflessione. Il Cinema mi ha cambiato la vita. Tanti film che ho visto mi hanno cambiata, mi hanno permesso di cambiare prospettiva e punto di vista per compiere delle scelte. Se riesco a prendere parte ad un film che riesce a cambiare il corso della vita di qualcuno, sono molto felice.

Chi sono le persone e i film che ti ispirano nella vita e nell’arte?

Jun Ichikawa: Mio padre mi ha dato tanta carica, continua a darmela ancora oggi. Mia madre mi é sempre stata accanto e mi ha sempre spronata. Ho avuto tanti maestri che mi hanno donato molta ispirazione come Roberto Sforza.
Parlando di film, ho amato Departures. Grazie a quella storia, il ruolo del tanatoesteta é ripartito come mestiere prima della sepoltura di una persona che viene a mancare. Quel film ha cambiato le abitudini delle persone. Nel mio caso, mi ha aiutata molto. Quando mia madre é morta, avevo costantemente in mente quel film. Sono stata la tanatoesteta di mia madre. Le ho lavato i capelli, l’ho truccata, l’ho sistemata prima che arrivassero tutti per salutarla l’ultima volta. Per me, é stata un’esperienza incredibile che non sarei mai riuscita a fare senza quel film. Ognuno di noi ha un film che cambia ogni cosa intorno. Spero che Departures possa essere d’aiuto per tante persone. Non é facile accompagnare una persona cara verso la fine. Quel percorso é stato delicato, proprio come avrebbe voluto mia mamma.

Che valore ha per te la parola “evoluzione”?

Jun Ichikawa: Non siamo mai immobili. Nel momento in cui ci muoviamo, siamo già nel futuro. In giapponese, non esiste la diversità tra presente e futuro. C’é un passato ma il verbo non cambia tra presente e futuro. Quando diciamo: “Io sono” siamo già nel futuro, stiamo già formulando il nostro futuro quando agiamo. La lingua italiana é molto legata al passato, abbiamo tanti modi per usare il passato. Penso che inevitabilmente la lingua ti porta a pensare al passato e ad averne nostalgia. In Giappone, il passato é passato e la lingua in sé ti porta direttamente al futuro, ti porta in una direzione: abbiamo un vettore che ci porta altrove costantemente. Siamo responsabili del nostro futuro adesso e questo, per me, rappresenta il senso dell’evoluzione. Siamo come fenici pronte a risorgere.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev
Emily in Paris 3: Lily Collins parla delle similitudini che la legano alla protagonista della serie Netflix
Emily in Paris 3: Lily Collins parla delle similitudini che la legano alla protagonista della serie Netflix

Emily in Paris 3: Lily Collins parla delle similitudini che la legano alla protagonista della serie Netflix

Un anno dopo essersi trasferita da Chicago a Parigi per il lavoro dei suoi

Next
Emily in Paris 3: Lucien Laviscount parla del suo rapporto con Lily Collins sul set della terza stagione
Emily in Paris 3: Lucien Laviscount parla del suo rapporto con Lily Collins sul set della terza stagione

Emily in Paris 3: Lucien Laviscount parla del suo rapporto con Lily Collins sul set della terza stagione

Lucien Laviscount è tornato sul set della terza stagione di Emily in Paris

You May Also Like