Keira Knightley e quella sua potente voce in un mondo di uomini

Elizabeth Bennet, Anna Karenina, Colette. Da sempre, Keira Knightley rappresenta le donne attraversando il tempo. Su Twitter, la chiamano la regina del period drama. Con la sua voce chiara e fermamente determinata, racconta figure femminili che, costantemente, si immergono nella nostra mente perché ci rappresentano. Da donna e da artista, si distingue per quella classe e quell’eleganza che non la rendono un’immagine di bellezza e basta, ma uno spiraglio di forza e intraprendenza. Perché? Perché Keira rompe gli equilibri, imposti da una società ancora così maschilista. Parla non solo alle donne, ma agli esseri umani. Difende, espone a gran voce i diritti che mancano. Sogna e combatte per un mondo dove non ci siano più disparità di genere.

In un’intervista a Variety, Keira aveva raccontato: «Amo leggere romanzi storici, amo la storia. Amo guardare film in costume. Quando hai a che fare con un tempo ed un posto che non conosci, puoi mettere un po’ da parte te stessa, la tua cultura e la tua vita per immergerti in personaggi completamente diversi e in emozioni diverse. Non faccio film ambientati in tempi moderni perché le donne vengono sempre violentate».

Keira Knightley non ha paura. Si pone contro gli stereotipi, imposti dall’industria cinematografica, dallo sguardo di un regista, dalla storia scritta da uno sceneggiatore. Rompe quelle barriere di silenzio che non permettono a molte attrici di esporsi per paura che la loro carriera sparisca, da un momento all’altro, per quell’opinione espressa a gran voce.

Lei no, non ha paura che quella carriera finisca. Prende coraggio e racconta di quelle cose che non vanno in quel mondo in cui lavora. Non ha avuto paura quando, pochi mesi fa, ha deciso di inserire nei suoi contratti di lavoro una clausola che possa definire al meglio quei limiti, oltre i quali, lei come attrice e donna non è più disposta a spingersi.

Parla del disagio di girare scene di nudo e decide con estremo coraggio: «Non ho un divieto assoluto. Ma non le giro con gli uomini. Non voglio che ci siano scene orribili di sesso in cui sei tutta unta e ci sono solo versi. Non mi interessano. Ho superato i trent’anni, ho due bambine. Ma non mi va di mostrare il mio corpo sullo schermo. Non voglio più incarnare le fantasie maschili».

Non ha avuto paura quando ha affrontato il tema della maternità e del parto vissuto come una battaglia. All’interno del libro Feminists don’t wear pink (and other lies), curato dalla giornalista Scarlett Curtis, Keira racconta il momento della nascita della sua bambina, strappando l’immagine di un momento che agli occhi di tutti doveva essere descritto soltanto con parole confortevoli e magiche. L’attrice non ci sta e scrive ciò che ha davvero provato: «La mia vagina si è divisa. Tu sei uscita con gli occhi aperti. Le braccia sollevate al cielo. Urlando. Ricordo le feci, il vomito, il sangue, i punti di sutura.»

La Knightley non ha avuto paura di affrontare quella maternità perfetta mostrata dai media che vogliono e pretendono donne impeccabili a poche ore dal parto. E così Keira ha parlato di ciò che la società odierna ha voluto per Kate Middelton ed il suo secondo parto: « Sette ore dopo il parto, era fuori dall’ospedale, con il viso truccato e le scarpe con il tacco ai piedi. Quella era la faccia che il mondo voleva vedere. Non mostrare. Non parlare. Stava lì con la sua bambina tra le braccia a farsi fotografare da un mucchio di fotografi uomini».

C’è chi l’ha attaccata. C’è chi l’ha derisa. C’è chi ha insinuato che le sue parole non fossero per le donne, ma contro di esse. C’è chi non ha compreso oppure non ha voluto comprendere davvero. C’è chi ha manipolato ed afferrato le sue parole, cambiandone il significato. Ma Keira Knightley non ha mai abbassato lo sguardo. Non è mai caduta di fronte alle provocazioni di chi la voleva una bambola, ben vestita, senza anima e senza voce. Lei una voce ce l’ha e quella voce è la sua bussola per non perdersi in un mondo colmo di disparità.

«Non giudicherei mai nessuna donna per come risponde alle richieste della società. Ma giudico la società che pone queste richieste alle donne»

Oggi, Keira compie trentasei anni. Buon Compleanno, Keira. Ci hai dimostrato che avere una voce forte e potente con cui esporre i nostri ideali non può e non deve essere una condanna, ma un potere che ci può permettere di infrangere tabù, assomigliare a ciò che sentiamo e non a quello che vogliono gli altri per noi. Grazie perchè la tua voce è anche la nostra.

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