L’arte è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere agli urti della vita. Le storie che osserviamo attentamente al Cinema e in TV ci spingono a guardarci allo specchio, ad ascoltarci di più, a trovare un modo per esistere per sempre attraverso gli occhi degli altri e questo Giovanni Amura lo sa bene perché ha scelto il mestiere della recitazione, sin da subito. Con Stefano, il complesso e struggente ruolo scritto da Elena Ferrante, ha mostrato le durezze e le mille sfaccettature di un uomo. Adesso, dopo il successo conquistato con L’amica geniale, questo fiero attore è pronto a conoscere nuovi mondi.
Intervista a Giovanni Amura
Quando hai capito di voler fare l’attore?
Giovanni Amura: In realtà, credo di averlo capito alle medie quando ho compreso che poteva esserci uno studio dietro la recitazione. Già alle elementari mi piaceva tantissimo poter fare gli spettacoli di fine anno e ci rimanevo anche male se non mi davano la parte che volevo. Durante le scuole medie, ho frequentato un laboratorio teatrale e ho visto che esistevano varie tecniche di recitazione e si poteva migliorare sempre. Così mi sono iscritto ad una scuola di Cinema (La Ribalta a Castellammare di Stabia) e ho sempre studiato. Sto ancora studiando. Ho iniziato a recitare in TV già all’età di quattordici anni. Sono arrivati tanti piccoli ruoli fino al ruolo ne L’amica geniale.
Che emozione hai provato quando sei stato preso per L’amica geniale?
Giovanni Amura: Ho provato un’emozione fortissima. Ero già lettore dei romanzi di Elena Ferrante da molto prima che volessero fare la serie. Speravo che questa serie avesse degli artisti competenti e così è stato. Saverio Costanzo è un regista che io ammiro tantissimo. L’emozione è stata grande. Ho fatto tanti provini, anche per altri ruoli che sarebbero stati presenti nella serie. Per esempio, ho fatto il provino per il ruolo di Rino, il fratello di Lila e sono arrivato in finale. Hanno scelto un attore bravissimo come Gennaro De Stefano (un mio caro amico). Dopo due settimane, hanno aperto i casting per il ruolo di Stefano, un ruolo che avevo amato nei romanzi proprio per la complessità che possedeva. Ho studiato per giorni, ho fatto tante prove. Quando mi hanno scelto, ho fatto i salti di gioia. Poi però è arrivata anche la paura di doverlo interpretare.
Stefano è stato un personaggio così complesso da raccontare. Che domande ti sei posto?
Giovanni Amura: Come attore, ho avuto la fortuna di avere un personaggio come Stefano da poter studiare. Le domande sono state tantissime. Le persone che mi hanno seguito durante i miei studi di recitazione mi hanno insegnato che devo pormi le domande giuste. Più è alto il grado e l’intensità della domande che ti poni, più in profondità riesci ad andare nel personaggio. Più sono i perché, più risposte ti dai. E Stefano ha milioni di perché. I libri di Elena Ferrante sono stati la Bibbia per tutti noi del cast. Elena Ferrante ha caratterizzato i personaggi in modo micidiale ed è stata puntuale su ogni personaggio. Inoltre, per me, bisognava entrare nella mentalità del tempo e non ti nego che ho deciso di parlare con degli ottantenni per capire come vivevano le persone e quale era la mentalità degli uomini in quel tempo. Saverio Costanzo mi ha sempre detto che Stefano era un personaggio mite e non violento. Se nessuno gli pesta i piedi, riesce ad essere un pezzo di pane però deve fare quello che deve fare. Quando non riesce a fare ciò che la società gli impone di fare, quello che ha visto fare a tutti gli uomini della sua famiglia, l’unica risposta che utilizza è la violenza. Stefano è un personaggio davvero complesso. Per me, è stata dura. Entrare in quella mentalità non è stato facile. Bisogna capire questo personaggio. Mi sono basato su tante cose per raccontarlo: qualcosa l’ho davvero provato, qualcosa l’ho preso dalla mia infanzia, qualcosa l’ho rubato dalle persone che ho conosciuto.
Quali sono gli artisti che ti ispirano?
Giovanni Amura: Ci sono diversi attori che, da sempre, seguo. Sin da bambino, ho sempre ammirato Pierfrancesco Favino, un attore internazionale fantastico. Quando lo guardavo, pensavo: ”Vorrei intraprendere la sua stessa carriera”. Mi piacerebbe lavorare con attori come Elio Germano, Luigi Lo Cascio, Silvio Orlando. Mi piacerebbe seguire le orme di questi artisti.
Quali sono le consapevolezze che hai conquistato in questi anni di lavoro?
Giovanni Amura: La consapevolezza è quella di poter fare questo tipo di mestiere, un mestiere come tutti gli altri che, però, in Italia è un po’ difficile fare. Ho la consapevolezza che se ti fanno fare bene questo mestiere, puoi davvero realizzarti. Voglio poter lavorare a 360° per un ruolo, dando tutto me stesso. Voglio studiare sempre di più, mettermi in gioco. Questa è la cosa più grande. Purtroppo a molti ragazzi non viene sempre data la possibilità di mettersi in gioco e molti restano al buio. Se dai la possibilità ai ragazzi di studiare e mettersi in gioco, vedi che siamo pieni di attori straordinari.
Foto di Raffaello Paparo
Videographers: Domenico Piccolo e Ciro Meglio
Creative Director: Valentina De Brasi
Si ringrazia La casa al mare di Nerano e Antonio Palermo per l’ospitalità
In my humble opinion, it was you and Gaia that carried the acting part of this series the artistry, driving force, charisma, and wanting to see more! The portrayal of your two characters was truly brilliant. When do we see more of you both??