Quando incontri Domenico Cuomo, attraversi la sua vita e la sua carriera e pensi a quanti mari abbia smosso per arrivare, con dedizione e umiltà, fino a qui. A quante tempeste e arcobaleni dovrà raggiungere per scoprire ogni lato della sua arte. E così incontri un attore che, inevitabilmente, ti consegna tra le mani la sua verità. La parola giusta per descrivere un giovane e determinato artista, come lui, è proprio verità (‘alétheia’). La parola greca alétheia significa letteralmente “non essere nascosto”. La verità di Domenico Cuomo è esposta alla luce. Arriva, con estrema delicatezza, in ogni gesto che compie, in ogni personaggio a cui fa da portavoce, in ogni storia che gli affidano. Ci saranno luoghi e tempi da conoscere, ci saranno sfide e limiti da dover sostenere. Ci saranno incontri e persone da vivere e un bagaglio di consapevolezze da portare con sé. Ma lui, proprio lui, sarà vero e pronto per il suo viaggio.
Intervista a Domenico Cuomo
Te lo ricordi il giorno in cui sei stato scelto per far parte del cast di Mare Fuori?
Domenico Cuomo: Me lo ricordo molto bene anche perché era un giorno molto particolare. Mio padre era fuori per lavoro, era tornato da poco a casa e fu proprio lui a darmi la notizia. Per me, è stato molto bello e importante perché è stato un momento di unione con la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto durante tutti i provini. Ho fatto tanti call back per Mare Fuori prima di ottenere il ruolo. Quel giorno è stata davvero una liberazione. Quando sono in preparazione per costruire dei personaggi, soprattutto quelli più complessi, mi isolo e divento impegnativo. Quindi, per me e per i miei genitori, è stata una bella gratificazione vincere quel provino.
Nel corso delle prime due stagioni, Cardiotrap lotta contro la violenza sulle donne attraverso la musica e la scrittura. Quanto è stato importante, per te, raccontare questa tematica sociale così delicata?
Domenico Cuomo: è stata una grande responsabilità ed un onore. Sono un ragazzo giovane e ho iniziato questa serie da piccolo. Un quindicenne che parla di queste cose non l’ho mai visto. Dover raccontare questa tematica, in prima persona, mi ha fatto dire: ”Ok, Domenico. Adesso, devi studiare”. Effettivamente, non avevo mai visto con i miei occhi una situazione di violenza del genere. Non avevo mai visto una famiglia del genere. La prima cosa che ho dovuto fare per rendere tutto più vero possibile è stato quello di parlare con persone che hanno vissuto delle esperienze del genere, capire questo ragazzo, comprendere il motivo per il quale la madre di Cardiotrap non si ribellava a quella violenza. Ho capito tante complessità, tante zone d’ombra che fanno parte del nostro sociale. Sembrano cose molto lontane da noi ma non è così. Lotto, tutti i giorni, non solo contro la violenza sulle donne ma anche contro la violenza di ogni genere che c’è sempre e comunque. Anche un semplice giudizio sui social diventa una violenza. Ormai, attraverso i social, siamo abituati a giudicare qualsiasi cosa ed essere giudicati. Ho avuto la possibilità di portare in scena un mio manifesto, qualcosa che penso sul serio: la violenza non deve essere seguita. Bisogna lottare contro di essa.
In questi anni, hai preso parte a tre grandi serie italiane: Mare Fuori, L’amica geniale e Gomorra. Quali sono gli insegnamenti che ti hanno donato queste esperienze?
Domenico Cuomo: Queste esperienze mi hanno formato come uomo e come artista. Mi hanno donato la devozione al sacrificio, la grande necessità di avere umiltà in qualsiasi situazione. Mi hanno fatto capire che le soddisfazioni sono il normale flusso del tuo sacrificio. Più ti sacrifichi, più hai delle soddisfazioni. Questo vale per ogni cosa per cui soffri per raggiungere determinati obiettivi. Credo che si diventi attori quando si arriva a quarant’anni, dopo aver sempre di più ascoltato e visto, quando si ha una valigia grande. Quando non si ha vissuto tanto, non puoi portare tanto in scena. Spero di diventare almeno una briciola di quello che sono i grandi attori. Ciò che mi resta è il sacrificio e la professionalità. L’umiltà riesce a darti leggerezza e ti permette di vivere bene tutto ciò che ti accade. Tante volte, come attori, siamo sotto pressione e ci sentiamo in ansia. Bisogna essere umili e accettare il fatto che siamo giovani e ci viene dato un palco molto importante che mi rende felice.
Che effetto ti fa essere seguito da tanti ragazzi e tante ragazze?
Domenico Cuomo: Mi fa un bellissimo effetto anche perché non sono molto social. Quei numeri, per me, sono incredibili. Non posto quasi nulla. Solitamente, posto foto dei miei viaggi o qualcosa del set. Non pubblico tante cose di me e della mia quotidianità. Mi gratifica molto sapere che quello che ho fatto è stato accettato e che il mio lavoro è piaciuto ai miei coetanei. Mi fa pensare ad una cosa importante: ho la possibilità di avere un mezzo di comunicazione che mi permette di parlare. Cerco di parlare meno delle cose politiche e più delle tematiche sociali. Quando si parla di certe cose diventa tutto snervante e si perde l’umanità. Dopo il Covid, siamo diventati cinici. Non c’è amore, non c’è tatto, non c’è umanità. Non ci amiamo più. Tante persone diventano grigie davanti a determinate situazioni. Quello che dico sempre alle persone che fanno parte del mio piccolo mondo è: non lamentatevi, andate avanti. Ci sono tanti problemi, tante famiglie bisognose. Anche quando non hai momentaneamente un sogno da inseguire, devi ricordarti che hai una vita, la salute, un paio di scarpe con cui camminare. Bisogna partire dalle piccole cose e sentirsi gratificati dall’avere un corpo funzionante per poter dire: ”grazie perché sono qui e posso parlare con voi”.
Che attore speri di essere in futuro?
Domenico Cuomo: Spero di essere un attore che ricerca, un attore che trova la verità e l’approfondisce, va oltre. Oltre al voler raggiungere la realtà di quello che stai facendo, bisogna sperimentare attraverso di essa. Una volta trovato il personaggio, bisogna farlo nascere, crescere e anche morire dentro di te. Forse, farlo morire è la cosa più difficile che bisogna fare. La cosa più importante, per me, è quella di diventare un attore che vive il personaggio, non solo trovarlo. Voglio viverlo, approfondirlo, ridere e piangere insieme a lui, fino a farlo morire. E così inizia un’altra storia, un altro personaggio, un altro mondo.
Foto di Raffaello Paparo
Videographers: Domenico Piccolo e Ciro Meglio
Creative Director: Valentina De Brasi
Si ringrazia La casa al mare di Nerano e Antonio Palermo per l’ospitalità