The Lost Daughter, l’esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal, uscirà nelle sale italiane il 7 Aprile 2022. Il film, tratto dal romanzo La figlia oscura di Elena Ferrante (edito in Italia da Edizioni e/o), è stato recentemente candidato a tre Premi Oscar: Migliore Sceneggiatura Non Originale per Maggie Gyllenhaal, Miglior Attrice Protagonista per Olivia Colman e Miglior Attrice Non Protagonista per Jessie Buckley. Accanto ad Olivia Colman e Jessie Buckley, troviamo anche Dakota Johnson che, in questa pellicola, regala una delle sue migliori interpretazioni della sua carriera.
Il film sarà distribuito in Italia da BIM Distribuzione. Durante una vacanza al mare da sola, Leda (Olivia Colman) rimane incuriosita e affascinata da Nina (Dakota Johnson), una giovane madre e dalla sua figlioletta mentre le osserva sulla spiaggia. Turbata dal loro irresistibile rapporto, (e dalla loro chiassosa e minacciosa famiglia allargata), Leda è sopraffatta dai suoi stessi ricordi personali dei sentimenti di terrore, confusione e intensità provati nelle prime fasi della maternità. Un gesto impulsivo sconvolge Leda e la proietta nello strano e sinistro mondo della sua stessa mente, dove è costretta ad affrontare le scelte non convenzionali che ha compiuto quando era una giovane madre e le loro conseguenze.
The Lost Daughter, Dakota Johnson: «Quando Maggie Gyllenhaal mi ha scelta, ho pianto»
In un’intervista a Awards Watch, Dakota Johnson ha raccontato il momento in cui Maggie Gyllenhaal le ha comunicato che sarebbe stata Nina: «Ero su un set. Stavo dirigendo un video musicale ed era il mio primo video musicale [ Cry Cry Cry dei Coldplay ] e mi ha mandato un’e-mail mentre ero in pausa pranzo, proprio accanto in un ristorante. E la mia amica, che è una fotografa straordinaria, mi ha scattato una foto proprio quando ho letto l’e-mail. E avevo le lacrime che mi rigavano il viso. Perché è stato un processo lungo… Era qualcosa a cui mi stavo davvero aggrappando. Volevo fare questo film».
Parlando del suo personaggio, Dakota Johnson ha dichiarato: «Penso che da quando recito, ogni donna che ho interpretato è scritta così, quasi come una persona pienamente realizzata e Nina non lo è. È molto imperfetta e non sa chi è ed è così ogni essere umano. È così raro incontrare qualcuno che dice: ”Questo è quello che sono. Non ho nient’altro da imparare. Questa è la misura del mio essere”. Mi piace che si trovi in ??un punto della sua vita in cui non è felice e non sta bene. È in questa vita in cui è rinchiusa e forse anche in qualche modo imprigionata e non verrà mai vista davvero e questo è stato davvero interessante per me».