Intervista a Giovanni Funiati: «In Sissi, racconto il senso di giustizia del Conte Andrássy»

Intervista a Giovanni Funiati: «In Sissi, racconto il senso di giustizia del Conte Andrássy»

Nato nel 1991 a Gottinga, in Germania. All’età di quattordici anni, il teatro entra nella sua vita. Il mestiere d’attore colora e riempie il suo mondo. La recitazione rende vivo Giovanni Funiati. Il suo percorso artistico è un fiume di esperienze e scoperte. Adesso, l’attore fa parte del cast della serie-evento Sissi, che racconta la storia della leggendaria Imperatrice D’Austria, interpretata da Dominique Devenport. Indossa i panni del Conte Gyula Andrássy nel progetto diretto da Sven Bohse. Vita vissuta, storie da raccontare, attese, partenze e speranze, Giovanni Funiati racconta la sua arte e la sua essenza.

Benvenuto Giovanni, sei nel cast della serie Sissi. Come descriveresti il Conte Gyula Andrássy?

Il mio Andrássy è un personaggio che sa cosa vuole, è un ribelle, ma si muove in maniera precisa, sempre con uno scopo. È imprevedibile e mi piace per questo. Il suo non attenersi alle etichette di allora, cosa per l’epoca assolutamente fuori luogo, dice molto sul suo modo di essere. È un camaleonte che si mimetizza perfettamente tra il mondo dei ricchi e quello dei poveri.

Quali ricerche hai fatto per costruire questo personaggio?

Non ho voluto riguardare i vecchi film di Sissi per non essere influenzato nella costruzione del mio personaggio. Ho guardato, però, tutti i documentari trovabili in rete, oltre a diversi libri sulle usanze dell’epoca e sul personaggio di Sissi. Un aneddoto divertente che posso raccontarvi è stata la mia ossessione nel cercare un profumo adeguato al personaggio. Una volta individuata la fragranza che per me andava bene, ho scoperto che questa linea di profumi esisteva già da secoli e anche l’imperatrice Sissi ne faceva uso.

Cosa ti ha attratto di questo uomo? Cosa credi di avere in comune con Andrássy?

Mi ha attratto il suo senso di giustizia e il carattere ribelle. In comune abbiamo il sapersi destreggiare tra diverse culture e anche l’apertura mentale, ovviamente cosa molto più difficile per lui che per me, vivendo io nel XXI secolo.

Parlando dei bellissimi costumi d’epoca, indossati da ogni personaggio della serie, che effetto ti ha fatto vedere gli abiti che avresti indossato nel corso degli episodi?

I costumi sono bellissimi, tutto merito del nostro grande costumista Metin che ha realizzato e ideato personalmente gran parte dei vestiti di scena. In realtà, ho indossato solamente 2 o 3 costumi diversi. Noi attori indossavamo quasi solo l’uniforme militare.

Quale credi che sia la particolarità e la forza di una serie come Sissi?

Innanzitutto, cosa che apprezzo molto di questa serie, è che ha per protagonista assoluta, un personaggio femminile, cosa che purtroppo ancora non succede abbastanza nel panorama dell’intrattenimento. Questo denota che le cose finalmente iniziano a cambiare nell’ambiente cine-televisivo. Questa serie va a rievocare tempi passati, ma in chiave moderna, seguendo il cammino di una giovane donna forte ed emancipata che lotta per il suo posto nel mondo, facendoti immergere in amori, intrighi e complotti.

Che aria si respirava sul set e che rapporto hai costruito con i membri del cast?

Grande professionalità e rispetto. Andavamo tutti molto d’accordo, ci siamo divertiti tantissimo e sono nate delle belle amicizie.

Cosa porti con te, nel tuo bagaglio di attore, dopo aver vissuto un’esperienza del genere, così magica e totalizzante?

Il mio lavoro consiste nell’apprendere e migliorare se stessi in continuazione. Bisogna essere perfetti in ciò che si fa. Pur acquisendo sempre più esperienza mi rendo conto che ogni nuovo set ed ogni nuova storia, necessitano il reimparare tutto da capo. È bellissimo. In Primavera 2022, inizieremo le riprese per la seconda stagione di Sissi. Non vedo l’ora.

Intervista a Giovanni Funiati: «In Sissi, racconto il senso di giustizia del Conte Andrássy»
Markus Nass

Parlando dei tuoi inizi, quando hai capito che avresti fatto l’attore per sempre?

Ho iniziato a fare teatro all’età di quattordici anni dopodiché non ho più smesso; è sempre stata una mia grande passione e sono molto grato di riuscire a farlo di mestiere.

Come giovane attore, quali sono le forze ma anche le fragilità che questo mestiere ti sta donando nel corso del tempo?

Sono molto contento di essere riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro. Mi rendo conto che non è una cosa scontata e ne sono grato, ci sono tanti colleghi bravissimi là fuori che hanno difficoltà a fare solo questo mestiere per vivere. Questo lavoro mi dona tanto e ne sono felice. È un continuo mettersi alla prova. Non esiste la routine, viaggi tanto, impari a fare un po’ di tutto e soprattutto hai la fortuna di vivere mille vite in una sola senza doverne pagare il prezzo. D’altro canto, è un lavoro con grandi alti e bassi. Sei continuamente soggetto a critiche da tutte le parti e sei sotto osservazione continua. Si viene spesso minimizzati per quello che rappresenta un ruolo che si interpreta e non per chi si è come persona. Ed è un lavoro dove la parola ‘’sicurezza’’ non esiste. Cosa che a me piace, però. A volte, lavori tantissimo e non sai più in quale paese o albergo ti trovi e poi arrivano i periodi di attesa. Quelli forse sono i più difficili. Dopo aver lavorato così tanto, ti ritrovi davanti al nulla e mi chiedo in continuazione: cosa faccio di tutto questo tempo libero, adesso? Come sfrutto nel migliore dei modi questi giorni, settimane o mesi prima del prossimo progetto? E quando pensi di intravedere una risposta, si riparte da capo. Per me, è il lavoro più bello al mondo.

Quali sono le storie che speri di raccontare e gli esseri umani a cui vorresti dar voce?

Mi interessano i personaggi emarginati. In generale, credo che sia giusto raccontare ogni storia che sia interessante. In sostanza, il lavoro dell’attore credo sia quello di modellare la realtà per restituirla al pubblico dotata di senso.

Quali sono gli artisti che ti ispirano continuamente nella tua vita?

Come attore Massimo Troisi, e come regista direi Hirokazu Kore-eda e Andrei Swjaginzew.

Chi è Giovanni come artista e come essere umano? E chi spera di diventare, in futuro?

Amo la ricerca e l’avventura di ogni nuova storia che ho l’onore di raccontare. Ammetto di essere abbastanza perfezionista, ma credo sia necessario per lavorare in un certo modo. Prendo spunto dalla vita quotidiana per creare i personaggi che devo andare ad interpretare. Mi piacerebbe riuscire a lavorare in Italia, Francia e Germania, paesi in cui sono cresciuto e che mi hanno formato e portato ad essere quello che sono oggi.

 

 

 

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