MIRROR: il percorso EMDR di Federica Gallo e Paola Farina per imparare ad amarsi e allenare l’autostima

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MIRROR: il percorso EMDR per imparare ad amarsi e allenare l’autostima

Dalla collaborazione tra la psicologa e psicoterapeuta Federica Gallo e la stylist Paola Farina nasce il primo percorso clinico-pratico per migliorare l’autostima attraverso la psicologia e la moda.

Si stima che nel mondo circa il 3% della popolazione soffra di dismorfofobia, ma la percentuale sarebbe ampiamente sottostimata. Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (BDD) rientra nella categoria dei disturbi ossessivo compulsivi e si traduce nell’eccessiva preoccupazione per difetti fisici spesso immaginari o comunque di entità inferiore a quanto percepito e ritenuto dal soggetto.

L’attenzione può rivolgersi verso qualsiasi parte del corpo, spiega Federica Gallo, psicoterapeuta, il disturbo si manifesta generalmente durante l’adolescenza e può colpire entrambi i sessi. Purtroppo l’approccio al disturbo è spesso tardivo, sia per la vergogna provata dai pazienti nel parlarne, sia perché la diagnosi non è semplice dal momento che si tende a sottovalutare i sintomi, spesso letti come semplici “fissazioni” con cui convivere o, al massimo, cui far fronte ricorrendo alla medicina estetica/chirurgia plastica.

Infatti, molti pazienti, continua Federica Gallo, arrivano in studio a disturbo già conclamato, spesso dopo essersi rivolti a specialisti diversi da quelli che si occupano di salute mentale. La maggior parte di loro è convinta che, correggendo il difetto fisico, potrà finalmente vivere serena, per questo si appellano alla chirurgia plastica anche quando il difetto non esiste.

In molti casi, si tratta però di attese irrealistiche e i pazienti rimangono il più delle volte insoddisfatti del risultato ottenuto dal momento che l’immagine a cui si ambisce non corrisponde alla propria immagine riflessa allo specchio. Ecco allora che quella parte ormai modificata torna nuovamente ad essere motivo di insoddisfazione oppure ci si focalizza in poco tempo su altro, che diventa la nuova fonte di ansia, insicurezza e vergogna.

È evidente quanto la discrepanza tra il sé ideale e quello reale e il conseguente ricorrere alla medicina estetica, infatti, abbia portato molti a perdersi in un labirinto di pseudo-soluzioni che non permettono di arrivare alla radice del problema, alimentando il senso di imperfezione e insoddisfazione. Fortunatamente negli ultimi due decenni il BDD è stato studiato in modo più attento e molti medici, quando ravvisano una preoccupazione incongrua, consigliano una consulenza psicologica.

QUALI SONO I SINTOMI DEL BDD

Il disagio, sottolinea Federica Gallo, può svilupparsi gradualmente o improvvisamente, ha intensità variabile e in assenza di supporto tende a progredire. La preoccupazione in questa patologia è di tipo fobico-ossessiva e determina una grave ansia personale e un profondo senso di inadeguatezza, che si ripercuote sulla vita sociale, familiare, di coppia e lavorativa.

Chi soffre di questo disturbo tende ad evitare i contatti sociali, con il progredire della malattia si può arrivare ad un isolamento totale fino ai casi estremi in cui i soggetti escono di casa soltanto nelle ore notturne. Per mascherare il “difetto” vengono attuati comportamenti rigidi come il mantenere posture fisse e dedicare ogni giorno molto tempo al make-up, o alla pettinatura o al proprio corpo, senza mai raggiungere una sorta di appagamento.

I pazienti sono spesso ossessionati dal bisogno continuo di controllare la propria immagine allo specchio (body checking) o viceversa evitano di specchiarsi e possono addirittura vestirsi o lavarsi in condizioni di scarsa illuminazione. Le conseguenze del BDD, nei casi più gravi, sono ancora più tragiche: depressione, disturbo della personalità, anoressia nervosa e suicidio.

LA RELAZIONE TRA BDD E AUTOSTIMA

MIRROR: il percorso EMDR per imparare ad amarsi e allenare l’autostima

Possiamo affermare, sottolinea Federica Gallo, che la genesi del Disturbo da Dismorfismo Corporeo è legata all’identità ed è costruita in relazione al corpo. Il valore estetico che attribuiamo alle singole parti e al tutto, definisce la nostra immagine che diventa parte fondante della nostra autostima e del valore che ci attribuiamo in quanto esseri umani.

È implicito che una minaccia alla nostra immagine personale comporti anche un danneggiamento della nostra autovalutazione come individui di valore. La percezione di essere diversi, di avere qualcosa che non va, ci mette in qualche modo “fuori dal gruppo”, ecco allora che un senso di angoscia e paura ci pervade. La nostra autostima, ovvero l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso, ne esce ammaccata.

Infatti l’autostima di una persona non scaturisce esclusivamente da fattori interiori individuali, ma hanno una certa influenza anche i confronti che l’individuo fa con l’ambiente in cui vive. A costituire il processo di formazione dell’autostima vi sono due componenti: il sé reale e il sé ideale. Detto in termini semplici, il sé reale corrisponde a ciò che noi realmente siamo. Il sé ideale corrisponde a come l’individuo vorrebbe essere. Maggiore sarà la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, minore sarà la stima di noi stessi. Ecco allora che lavorare sul sé ideale può rappresentare uno stimolo alla crescita.

MIRROR: UN PERCORSO PER IMPARARE AD AMARSI

Dress code delle feste: i consigli della personal stylist e consulente d'immagine Paola Farina per non sbagliare e risparmiare
Foto di Silvia Campagna

L’autostima si costruisce nel tempo. Questo significa che sono le esperienze che viviamo all’interno dei sistemi a cui apparteniamo (familiare, amicale, lavorativo ecc.), a determinare il modo in cui entriamo in relazione con noi stessi e con gli altri. Quelle esperienze, infatti, influiscono positivamente o negativamente sulla percezione ed il valore di sé.

È stato dimostrato che le persone che presentano una bassa autostima hanno vissuto, nella loro storia, determinate esperienze traumatiche (dove per trauma non si intendono unicamente lutti o catastrofi, ma anche quelli che vengono definiti “traumi relazionali” ed esperienze “emotivamente stressanti”) che hanno, con il passar del tempo, consolidato determinate convinzioni negative di sé e contribuito a un indebolimento della propria autostima. In altri casi, ancora, l’autostima non è mai stata costruita perché, per le esperienze vissute, la persona non si è mai messa realmente alla prova (come nei casi di famiglie iperprotettive). Per fortuna, però, non è mai troppo tardi per potenziare le proprie risorse e il proprio valore e allenare l’autostima.

In psicoterapia, uno dei metodi più efficaci, scientificamente comprovato, è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing – Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari): si tratta di una metodologia basata sui movimenti oculari o diverse forme di stimolazione alternata destro/sinistra finalizzata all’elaborazione di esperienze traumatiche o emotivamente stressanti che influenzano negativamente la nostra vita. L’obiettivo finale è lasciare che il passato resti nel passato, senza che influenzi negativamente il presente.

Il corto “Reflect” della Disney ha sollevato un velo su una sofferenza che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, spiega la personal stylist Paola Farina. Da diverso tempo volevo sviluppare un percorso che affrontasse a tutto tondo il tema dell’immagine personale, ma i tempi non erano maturi. Mentre nei paesi anglosassoni le sinergie tra professionisti che lavorano in campi che sembrano lontanissimi è una prassi consolidata, in Italia è ancora tabù.

Ma imparare a conoscersi e a usare la moda a nostro vantaggio è un booster per la nostra autostima. Vederci belli, dinamici e sicuri ci permette di esprimere le nostre potenzialità, ci aiuta a raggiungere anche quei traguardi che sembrano fuori dalla nostra portata.

Il percorso MIRROR (il cui nome fa riferimento ad un nuovo modo di specchiarsi, con un particolare focus sul proprio mondo interiore) ha come scopo quello di allineare il più possibile il sé reale e il sé ideale, attraverso un approccio clinico e pratico. Sono infatti previsti diversi incontri con entrambe le professioniste per identificare il proprio stile personale e valutare se, dietro al bisogno di definire la propria immagine, vi sia qualcosa di più profondo.

Dalla nostra esperienza, sottolinea Federica Gallo, abbiamo potuto constatare che sono molti i casi in cui l’attenzione alla propria immagine ed una bassa autostima camminano di pari passo e si influenzano a vicenda. Con Federica Gallo, continua Paola Farina, vogliamo aiutare le persone non solo a riconoscere e ad accettare in modo realistico i propri pregi e i difetti, ma anche a impegnarsi per migliorare le proprie debolezze.

È innegabile, sottolinea Federica Gallo, che un’autostima robusta ci renda persone più socievoli, autonome e fiduciose. Le persone con un’alta autostima dimostrano una maggiore perseveranza nel riuscire in un’attività che le appassiona o nel raggiungere un obiettivo a cui tengono. Si tratta di persone più propense a relativizzare un insuccesso e a impegnarsi sempre in nuove imprese. Al contrario le persone con una bassa autostima si arrendono molto più facilmente quando si tratta di raggiungere un obiettivo, soprattutto se incontrano qualche difficoltà o sentono un parere negativo a ciò che pensano.

In un’epoca dominata dall’immagine standard proposta dei social, continua la stylist, definire sé stessi come persone uniche e irripetibili è complicato. Le aspettative e le pressioni dell’ambiente ci spingono a rinunciare a chi siamo veramente in funzione di ciò che il contesto vorrebbe che fossimo. Il 40% degli adolescenti lamenta di sentirsi non gratificato dal proprio peso o dal proprio aspetto esteriore, la realtà proposta dai media porta all’esasperazione la ricerca di un’immagine perfetta, irreale e irrealizzabile. Il continuo tendere a qualcosa che non potrà mai essere raggiunto aumenta l’insoddisfazione corporea.

Un’autostima allenata, conclude Federica Gallo, invece ci mette al riparo dal disagio e dallo stress emotivo di non essere mai abbastanza e può tutelarci dal BDD. Il percorso MIRROR è studiato per rispondere alle esigenze degli adulti, ma anche degli adolescenti. Imparare ad amarci e comprenderci fino in fondo è il primo passo per imparare ad accettare non solo se stessi, ma anche gli altri. La speranza è di poterlo portare anche nelle scuole, come strumento di consapevolezza e valorizzazione personale e di contrasto al body-shaming.

Uno degli obiettivi per cui abbiamo deciso di unire le nostre forze, conclude Federica Gallo, è che il disagio possa essere colto, e conseguentemente accolto, al più presto. In un’ottica di prevenzione prima si interviene, prima possiamo lasciarci alle spalle paura, ansia e preoccupazione, evitando che si strutturi un vero e proprio disturbo.

D’altronde, l’insoddisfazione è preziosa e va ascoltata, ci indica che qualcosa dentro di noi non sta “funzionando”. Nel caso specifico, trovarsi davanti allo specchio e non piacersi, non sentirsi comodi negli abiti che indossiamo, deve spingere a domandarci in che modo la nostra immagine non corrisponde a ciò che sentiamo di essere. Ecco che quel senso di insoddisfazione può trasformarsi nella capacità di conoscerci e indossare gli “abiti” giusti.

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