A Star is Born: riflessioni su una musica che rappresenta un rapporto eterno

«Look, talent comes everywhere. Everybody’s talented in one thing or another. But having something to say, and the way to say it so people listen to it, that’s a whole other bag. And unless you get out of here and you try to do it, you’ll never know» – Jackson Maine

A Star is Born è un film del 2018, con la regia di Bradley Cooper e che vede lo stesso Bradley co-protagonista insieme a Lady Gaga, sancendo l’unione di due artisti noti e rinomati nei rispettivi settori. È risultato campione d’incassi mondiale.

Chi mi conosce, sa che sono contro l’idea dei mostri sacri. Mi assale l’orticaria all’idea di non poter esprimere in libertà un’opinione divergente rispetto alla massa, qualora ne sentissi il bisogno: perché mai dovrei trattenermi? Da anni, ormai, vado in giro a dire con una certa nonchalance che la star Barbra Streisand – peraltro interprete di una delle versioni di questo film, risalente al 1976 – ha una voce nasale che ferisce il mio udito, incurante di poter sembrare addirittura blasfema a causa di tale affermazione.

Eppure, questo film non ha potuto evitare di colpirmi e di emozionarmi, e ho capito perché sia meritatamente visto e rivisto in tutto il mondo: è la storia di due persone singole e di una coppia, così vera, attuale,
visceralmente appartenente alla parte più profonda e sensibile di ognuno di noi, che è impossibile non rimanerne conquistati.

Tutti siamo l’Ally insicura delle proprie capacità, anche a causa di come hanno fomentato il suo disprezzo per il proprio aspetto fisico, che non dovrebbe in alcun modo essere collegato al talento e che, peraltro, è anche molto gradevole poiché particolare, unico. Tutte cerchiamo di coprire i difetti tramite un trucco che li annulli, o che valorizzi i pregi; compriamo abiti che ci facciano sentire a nostro agio nella nostra pelle, almeno un po’.

A STAR IS BORN Bradley Cooper, Lady Gaga, 2018. ph: Clay Enos /© Warner Bros./ Courtesy Everett Collection

Ma possiamo anche diventare il Jack di qualcun altro, che con un gesto chiede di spazzare via tutto quel mascherone coprente, che non solo non ci appartiene, ma, appunto, è simbolo di una vergogna per noi stessi che non dovrebbe aver senso di esistere, e che alla lunga, rischia di coprire e offuscarci anche l’anima. Jack, che ha incontrato per puro caso una ragazza dotata di un dono grande e raro, quello di avere qualcosa da dire e anche il modo per farsi davvero ascoltare, e con tutta la generosità il disinteresse possibili, essendo lui già all’apice della carriera, ha deciso di prenderla sotto la sua ala protettrice e di far conoscere il suo dono al mondo, poiché troppo potente per essere sprecato in quei locali anonimi. Lui voleva solamente che lei fosse sé stessa, e la sosteneva con una delicatezza rara.

Tutti siamo i Jack ed Ally che ci provano, sbagliano, cadono, si rialzano, insieme, o da soli, contando l’uno sull’altra, oppure allontanandosi: capita, in certi momenti, di non capirsi più, o di non volersi più. Eppure, la forza dell’amore, quello vero, è così forte e potente da superare anche questi momenti: quei momenti in cui non riconosci più la tua lei, che è sempre in equilibrio ma è anche diventata l’ombra di sé stessa nella sua musica e nell’aspetto; quei momenti in cui non riconosci più il tuo lui, in balìa della morsa dell’alcolismo che lo perseguita da anni, insieme a tutti i suoi fantasmi, e benché sia sempre in profonda connessione con la sua musica, sembra aver perso di nuovo qualcosa di ancor più prezioso e unico: sé stesso.

Nessuno mi toglierà dalla testa che quel produttore incompetente e insensibile abbia, purtroppo, giocato un ruolo fondamentale nel loro rapporto e nel cambiamento di Ally; così come nessuno mi toglierà dalla testa che il finale del film, che come tutti i finali dovrebbe sancire una fine ma anche un nuovo inizio, non rappresenti nessuno dei due, in realtà.

Contrariamente alla massa – torniamo sempre lì -, benché io ami molto Shallow, non è la mia canzone preferita della colonna sonora, bensì Always remember us this way , sia per la melodia e il testo, sia perché racchiude l’essenza di loro due.
Due che non hanno né un inizio né una fine; che si sono conosciuti e si parlavano fin dal primo momento con un’intesa e una confidenza caratteristiche di chi si conosce da sempre, di chi sente l’altro/a.
Ricordiamoli sempre così, come quando Ally si esibì per la prima volta con quel brano: felici, elettrizzati, spensierati, innamorati e desiderosi di farlo capire attraverso la loro musica. Una musica che rappresenta un rapporto eterno. Etereo.

Testo a cura di Elena Villa

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