Sapresti uccidere? é il nuovo thriller di Claudio Lei. É il primo libro della trilogia “L’assassino che non disturba”.
Le persone sono esasperate dai politici corrotti, quelli che banchettano sulle emergenze, create per andarle a strombazzare in televisione, spaventare i cittadini e fargli invocare un salvatore. Uno qualunque. Persino con la coscienza sporca, macchiata da peccati che lo renderebbero indegno delle istituzioni, ma durante le crisi si perdona di tutto in cambio di protezione.
A Modena c’è una persona più esasperata delle altre, eppure non è spaventata, anzi ha deciso che sarà lei a mettere paura. Un serial killer. Le sue vittime non saranno gli indifesi, gli emarginati e i deboli. Saranno i più forti di tutti. Darà la caccia alla cosiddetta “casta”: politici corrotti, speculatori e giudici che hanno tradito la causa della giustizia.
I media lo chiameranno Il Giustiziere. Molti concittadini applaudiranno le sue gesta, scenderanno nelle piazze e nelle strade per indossare i suoi emblemi. Forse avranno finalmente trovato il salvatore che qualcun altro gli aveva detto di invocare. Forse saranno caduti nell’ennesima manipolazione. Forse l’odio covato per tanto tempo avrà finalmente soddisfazione e lascerà macerie fumanti a cui tornare soddisfatti.
Ecco l’ Intervista a Claudio Lei realizzata durante la presenza al salotto delle celebrità evento culturale del festival di Sanremo che ha ospitato oltre agli scrittori, anche svariate celebrità della kermesse sanremese.
Approvi il comportamento di chi potrebbe uccidere per questo?
Claudio Lei: Qualche tempo fa ho letto di un caso singolare, di una ragazza che scopriva materiale pedopornografico nel telefono del compagno e, per questo motivo, decise di ucciderlo guardando serie sui serial killer, al fine di eseguire un crimine perfetto. La prima domanda che mi fece sorgere fu: perché non denunciarlo?
Credo che l’unica e inalienabile giustificazione che avvalli il ricorso alla forza letale sia la difesa di sé stessi o di altre persone, anche se è fondamentale ricordare che, pur essendo un diritto insito nella vita stessa, non è affatto un obbligo. Anzi: grandi uomini del passato, che hanno migliorato la nostra civiltà, scelsero la non violenza, persino quando venne minacciata la loro vita.
Cosa pensi della politica italiana , nel tuo libro come si sarebbe comportato il protagonista con i politici di oggi?
Claudio Lei: Il Qatar-gate ci ricorda un triste ammonimento: ogni anno la politica rinnova la promessa di migliorare le nostre vite attraverso le riforme e, puntualmente, ogni anno apprendiamo di uno scandalo in cui, alcuni politici, hanno anteposto i loro interessi personali a quelli della comunità. Credo e temo che il mio protagonista, l’assassino che la stampa ribattezza Il Giustiziere, si comporterebbe nello stesso modo.
Cosa pensi dei pentiti? Il tuo protagonista si pentirà mai per i reati commessi?
Claudio Lei: Cambiare il proprio stile di vita, emendare gli errori compiuti, per iniziare una nuova esistenza credo sia il più encomiabile degli sforzi, se si tratta di una conversione sincera, ovviamente. Poi, certo, ci sono figure esecrabili con le quali la nostra società deve venire a patti, se vuole conseguire risultati universali. Il problema è decidere chi è in grado di sciogliere questi dilemmi quando si presentano. Il mio protagonista non è un fanatico convinto di assolvere una missione sacra, bensì un comune cittadino avvelenato dalle delusioni e dal risentimento, alimentati da ogni episodio in cui gli sono stati negati i suoi diritti per garantire i privilegi dei soliti intoccabili. La sua opera è accompagnata da mille dubbi, continue insicurezze e sì, nell’arco della trilogia vivrà stati d’animo molti diversi dal semplice odio e il bisogno di vendicarsi.
Quale è il tuo giornalista televisivo con il quale vorresti fare un dibattito?
Claudio Lei: Ammiro tantissimi giornalisti, è un lavoro intrigante, ma immagino anche molto faticoso che richieda un apprendimento costante, per poter essere sempre aggiornati. Adoro quelli che sanno mantenere la serenità e l’autocontrollo anche davanti a interlocutori aggressivi o prevaricatori. Ciò premesso, i primi che mi vengono in mente sono: Beppe Severgnini (che mi ha ispirato con un aforisma riportato all’inizio del mio romanzo), Marianna Aprile, Lina Palmerini, Giovanni Floris, Annalisa Cuzzocrea, Massimo Gramellini, Stefano Feltri e Mario Giordano.
Trattativa Stato-mafia: è stata messa la parola fine?
Claudio Lei: Bella domanda, temo che il vero dubbio sia: possiamo tracciare un confine che separi davvero lo stato dalla mafia? Finché la nostra società sarà così permeabile alla corruzione mafiosa, allora non si parla di trattativa, piuttosto di connivenza, che è molto peggio. Prima di tutto perché è più subdola, quindi meno individuabile, secondo perché a questa ci si abitua, finché un giorno potremmo smettere di sentire il bisogno di combattere la mafia.
Non c’è dubbio che Messina Denaro abbia goduto di protezioni in passato e noi stiamo indagando sulle protezioni di adesso, nella tua trilogia l omicida ha trovato la complicità di qualcuno e se si di chi e perché?
Claudio Lei: Tutta la mia trilogia è basata sull’odio e su quanto sia facile fomentarlo allo scopo di manipolare le persone, i cattivi del mio libro, perché sarebbe iniquo sostenere che lo è solo l’assassino, pervadono tutti gli strati della società: politica, giustizia economia, traendone benefici in cambio di favori o privilegi. I loro complici sono potenzialmente tutti i cittadini, sia in forma consapevole che in quella inconsapevole, perché mi premeva porre l’accento sulle responsabilità che vano suddivise tra i membri di una società.
Quale è la tua canzone sanremese di quest’anno?
Claudio Lei: Ho avuto il piacere di conoscere Dj jad , un grande professionista e quindi faccio il tifo per gli Articolo 31, a 20 anni dal loro ultimo disco, Dj Jad e J-Ax ritornano questa cosa mi piace, la réunion è fantastica e poi il brano parla di sogni e difficoltà, la vita come un viaggio pieno di ansia e stress come molti miei racconti solo che qui non muore nessuno ah ah ah