Hailee Steinfeld e Phoebe Dynevor: i personaggi femminili delle serie tv combattono in mondi dominati dagli uomini

Raccontare l’universo delle donne. Provare ad attraversare gli abissi, complicati e spesso bui, delle battaglie sociali che, da sempre, le donne si trovano a dover affrontare. Nei secoli, negli anni, nei giorni di una vita intera, le donne hanno camminato, tra forza e dolore, su strade di mondi dominati dagli uomini. E continuano a farlo, ancora adesso, in ogni spazio, in ogni ambito sociale, in ogni esperienza lavorativa. Le donne combattono con armi che non assomigliano a lame o spade. Le armi delle donne sono voci, sottili, forti, carismatiche, indelebili.

Le serie tv hanno dato spazio e tempo alle potenti ed incisive figure femminili nel corso degli anni. Dickinson, la serie di Apple TV creata da Alena Smith, ricostruisce la figura della poetessa Emily Dickinson con innovazione e modernità, energia ed umanità. Nel lungo viaggio che compie, la giovane donna si ritrova a dover riconoscere il talento, unico e raro, che ha dentro di sé. La sua creatività ed il suo modo travolgente di scrivere e raccontare i sentimenti devastanti e magnetici che prova, rappresentano le armi della sua battaglia interiore. La guerra di Emily avviene prima nella sua anima, in uno spiraglio di consapevolezze e prese di coscienza su un fuoco sacro necessario, su una scrittura che la mantiene in vita, nonostante tutto. E poi dopo, il suo diventa un viaggio esteriore, in cui si rapporta a ciò che potrebbe essere la fama, la notorietà, quella popolarità che permette alle persone di leggere tutto quello che scrive.

Ma Emily vuole tutto ciò? Vuole diventare famosa? Vuole che le persone sconosciute afferrino le sue parole? In quel dilemma che divide la fama dal talento, Emily Dickinson si trova ad affrontare il mondo sociale, quello in cui sono gli uomini a decidere quanto vali. Sono gli uomini a scegliere se il tuo talento può avere un futuro. Sono gli uomini a decidere se le tue opere saranno pubblicate o meno. Ed Emily non ci sta. Si ribella a ciò che non le assomiglia, a ciò che non la rende davvero libera di prendere per mano quell’arte tanto necessaria. E allora no, sceglie di non pubblicare le sue opere. Sceglie di scrivere centinaia di poesie nella sua stanza, accanto al suo letto, seduta su di una sedia, pronta ad accogliere tutti i suoi tormenti, tutte quelle fragilità, di quelle forze sospirate e taciute. Emily Dickinson plasma una voce limpida in un mondo crudele. Il suo è un viaggio dell’anima che assomiglia al viaggio di tutte noi, che navighiamo nei mari delle nostre speranze.

In una recente intervista a Variety, Hailee Steinfeld ha raccontato: “Le donne ora, più che mai, parlano e parlano, si uniscono e si sollevano a vicenda, e non accettano no come risposta o dicono no come risposta. Si stanno impossessando di se stesse, delle loro voci e della loro posizione in ciò che sono. Mi sento davvero parte di quel cambiamento culturale e ne sono ispirata. Sembra una cosa davvero speciale di cui far parte. Emily attraversa questo viaggio selvaggio. La realtà dell’epoca era che se una donna voleva essere pubblicata, c’era un uomo che avrebbe scelto di pubblicarla o meno”.

E poi c’è Bridgerton che ha rivoluzionato la serialità degli ultimi mesi. La serie di Shondaland, disponibile su Netflix, ha conquistato tutti, raccontando con dinamicità l’età della Reggenza inglese. Tra abiti eleganti, danze romantiche, storie d’amore e musiche moderne, Bridgerton pone al centro lo sguardo femminile, quello sguardo che ha bisogno di scavare fino in fondo per conoscere il mondo in ogni piccolo angolo. C’è Penelope, c’è Eloise, c’è la Regina Charlotte, c’è Violet. E poi c’è Daphne: bella, luminosa, perfetta, pronta per il grande debutto in società. La sua prima apparizione davanti alla Regina conquista l’opinione pubblica, le menti attente delle persone intorno. Quella delicata giovane deve conquistare la stima di tutti, pur di avere un valore.

E così si impegna, cerca di non sbagliare mai nulla. Con tutte le sue forze, prova a non inciampare mai lungo il percorso che compie. L’obiettivo è quello di trovare un marito, sposarsi e costruire una famiglia che la faccia sentire una donna stimata. Allora, Daphne subisce le pressioni della società. Accumula litri di paure e fragilità in quel corpo esile. Costruisce uno scudo che la possa rendere impeccabile e mai fallibile. Poi, nella sua vita arriva l’amore che scompiglia tutti i suoi piani. La mette alla prova, le fa conoscere ciò che, fino ad ora, non conosceva. Il suo corpo, per esempio. Daphne non conosce il corpo che la ospita. E da qui, inizia un viaggio profondo, intenso, veritiero, in cui una ragazza diventa donna, si distacca da tutti gli altri, scopre il suo mondo interiore nascosto, la sessualità, l’amore, la libertà. E piange e si dispera, afferra verità, riconosce e cambia ciò che ha intorno. Diventa padrona di se stessa e non più vittima del patriarcato.

Phoebe Dynevor ha raccontato: “Bridgerton rappresenta la versione del 19° secolo dei media che vediamo ora e che mettono le donne su un piedistallo e poi le abbattono. Penso che abbiamo ancora molta strada da fare in questo senso, onestamente. L’ho sentito più ora che mai, la pressione di essere una donna in questo settore. Ma per fortuna le cose stanno cambiando e sento di avere sempre più voce. Volevo che Daphne avesse il potere e il controllo, eppure era difficile per le donne di quell’età, perché sapevano così poco e le loro opzioni erano così limitate. Erano molto intrappolate all’interno del patriarcato. È stato importante trovare quella forza dentro di lei e la capacità di rifiutare le cose che le persone le stavano spingendo addosso, e darle la voce per dire di no e per avere il controllo”.

In una delle ultime scene della prima stagione di Bridgerton, Daphne resta sotto la pioggia, mostra a Simon la sua crescita personale. Con parole potenti e trasparenti, afferma: “Sono stanca di dissimulare”. E quella pioggia che cade su quel suo volto angelico sembra quasi purificarla da tutte le costrizioni, le catene e i voleri degli altri. Quelle gocce d’acqua, che le bagnano il corpo, la liberano. E così Daphne è finalmente Daphne, e non più un’immagine che vogliono tutti gli altri.

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